L’esercizio terapeutico dei disordini temporo-mandibolari: 5 efficaci caratteristiche
L’esercizio terapeutico è una delle strategie terapeutiche più utilizzate per la gestione del dolore di origine muscolo-scheletrico, compresi i disordini temporo-mandibolari.
Esercizio terapeutico: 5 caratteristiche
L’esercizio terapeutico possiede numerose caratteristiche che motivano il suo utilizzo e la sua efficacia, tra cui:
- Riduzione dell’infiammazione.
- Modulazione delle informazioni dolorose a livello del sistema nervoso.
- Riduzione del dolore e dell’attività muscolare.
- Miglioramento della coordinazione e della forza muscolare.
- Promozione della riparazione dei tessuti.
Gli esercizi, affinchè svolgano il massimo dell’efficacia terapeutica, devono essere mirati per lo specifico problema funzionale che spinge una persona a richiedere l’intervento di un professionista sanitario.
Ad esempio se un paziente ha difficoltà nella masticazione, o nell’apertura della bocca, gli esercizi devono essere mirati alla risoluzione di quel specifico problema.
L’orientamento funzionale, associato ad un dosaggio di movimento che non provochi dolore (o al massimo nella soglia della sopportabilità) inserito il prima possibile nel processo riabilitativo porta ad ottimi risultati su dolore e disabilità e rendono il paziente capace di gestire in autonomia il problema.
Per i pazienti che soffrono di disordini temporo-mandibolari, gli esercizi sono indirizzati all’area mandibolare e cervicale, coinvolgendo tutto il sistema posturale del quadrante superiore del corpo.
L’esercizio terapeutico: gli esercizi mandibolari
Le persone che soffrono di disordini temporo-mandibolari presentano un’alterazione e limitazione del movimento della mandibola.
Gli esercizi mandibolari sono quindi utili a modificare l’esperienza dolorosa del movimento, ridurre le strategie di evitamento e paura del movimento.
L’esperienza motoria positiva che si ottiene dall’esercizio permette al sistema nervoso centrale di produrre sostanze con effetti analgesici (oppiodi endogeni).
L’esercizio, inoltre, previene la ricomparsa del sintomo iniziale, dato che nel tempo se il movimento cambia, questo cambiamento si traduce anche nell’utilizzo corretto delle strutture che hanno innescato il problema.
Inducono il paziente ad essere parte attiva nel trattamento (fondamentale per tutti i disordini muscolo-scheletrici), aumentando la motivazione e la responsabilità nell’ottenimento del risultato.
Gli esercizi mandibolari, comunque, sono inclusi in una sfera più ampia di trattamento, che comprende le manipolazioni dell’articolazione come dei tessuti miofasciali del sistema stomatognatico.
Gli esercizi saranno di mobilità e lieve intensità in fase acuta per poi diventare più intensi man mano che il dolore diminuisce.
In fase acuta l’indicazione è di poche ripetizioni per esercizio ripetute più volte al giorno, per non caricare troppo l’articolazione, evitando le azioni e parafunzioni che aggravano i sintomi.
Gli esercizi si possono suddividere in:
- Attivi: riducono lo spasmo muscolare ed il dolore, aumentano la forza muscolare e ristabiliscono il controllo motorio. Inizialmente è utile eseguire gli esercizi davanti ad uno specchio per avere un feedback sulla qualità di movimento.
- Passivi: utilizzo di strumenti che assistono il movimento, prevalentemente per il recupero dell’arco di movimento.
- Stretching: utile per allungare i tessuti a base di collagene intorno all’articolazione.
- Esercizi propriocettivi: fondamentali per gestire il senso di posizione della mandibola ed il controllo motorio, che subisce notevoli alterazioni a causa del dolore.
Esercizi cervicali e posturali
Oggigiorno è scientificamente accettata la stretta relazione tra rachide cervicale e articolazione temporo-mandibolare, tanto che molti dei pazienti che soffrono di dolore orofacciale hanno in associazione anche dolore cervicale o cefalea.
Per questo motivo il programma di esercizi consigliati al paziente prevede l’inclusione del rachide cervicale, in misura proporzionale all’interessamento del collo nei sintomi riportati.
Gli esercizi sono nella maggioranza dei casi incentrati sul reclutamento della muscolatura profonda cervicale, sia per migliorare la performance posturale che per insegnare a mantenere il collo stabile mentre la mandibola si muove.
Anche il reclutamento della muscolatura scapolare rientra nel programma di lavoro completo per chi soffre di disordini temporo-mandibolari, consentendo una più ampia stabilizzazione posturalee gestendo il dolore cervicale che spesso è associato a quello oro-facciale.
Gli esercizi posturali possono essere indicati, e risultano particolarmente efficaci, nei casi in cui il paziente presenti una serie di disturbi associati al disordine temporo-mandibolare, e sono individuabili nel miglioramento sul dolore e/o rigidità durante la correzione posturale.
Gli esercizi globali, che coinvolgono distretti più ampi e a distanza sono sempre consigliati in caso di dolore cronico (i disordini temporo-mandibolari frequentemente tendono a cronicizzare).
Conclusioni
I disordini temporo-mandibolari, che ad oggi vengono inquadrati da un approccio legato alla medicina ortopedica piuttosto che alle teorie sulla malocclusione, non possono essere gestiti solamente con un approccio passivo (bite o manipolazioni).
La medicina ortopedica vede nel sovraccarico muscolare e nella qualità di movimento le basi dell’insorgenza del dolore (in questo caso dolore orofacciale).
Per questo motivo i pazienti necessitano di:
- un’attenta terapia comportamentale per gestire le attività motorie e parafunzionali della giornata, oltre che per comprendere i meccanismi di dolore che stanno alla base del disturbo.
- di terapia manuale e/o bite per il dolore soprattutto della fase acut.
- di esercizio terapeutico per il ripristino della funzionalità e capacità di autogestione.
Dott. Edoardo Balli Fisioterapista a Prato
Fonte: dossiersalute.com