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Le diverse tecniche di mobilizzazione e manipolazione sono un metodo di trattamento del dolore e dei disturbi neuro-muscolo-scheletrici attualmente riconosciute e costantemente oggetto di nuove ricerche.
Le caratteristiche del movimento vengono valutate già nella loro esecuzione attiva, ma è nella valutazione del movimento passivo che siamo in grado di identificare su quali componenti è utile lavorare.
Le alterazioni che vengono ricercate manualmente sono legate all’ampiezza di movimento, alla presenza di tensione, di dolorabilità ed alla sensazione di rigidità muscolare e di fine corsa articolare. Inoltre si è in grado di capire quanto le strutture siano irritabili, ovvero con quanta facilità generino dolore ed il tempo necessario affinché si plachi.
Nel mio background sono presenti molti approcci di terapia manuale e di tecniche, appresi in anni di viaggi e di ricerche, che mi hanno portato a conoscere molte figure di spessore internazionale, in grado di farmi apprendere nel dettaglio l’approccio manuale, nel rispetto dei progressi scientifici riguardo lo sviluppo dei disordini muscolo-scheletrici. La “ricchezza” delle tecniche e degli approcci permette di sapersi adattare alla fisionomia ed alle problematiche del paziente, nonché alle sue esigenze. La valutazione in Terapia manuale, inoltre, permette di individuare le condizioni di cautela o le controindicazioni alla terapia, pianificare il trattamento più specifico per il paziente ed identificare gli elementi che possono essere di ostacolo al recupero.
La rivalutazione continua dei progressi permette di capire l’efficacia di ogni singolo intervento, quindi se la migliore gestione del disturbo è stata individuata o è necessario modificare approccio.
Di seguito le metodiche principali che vengono utilizzate in studio.
Le mobilizzazioni articolari riguardano una vasta gamma di tecniche manuali mirate al recupero del movimento, oltre che alla riduzione del dolore. Ogni articolazione, per permettere un arco completo di movimento, necessita che le superfici articolari siano in grado di svolgere i cosiddetti movimenti accessori. Questi sono scivolamenti che avvengono all’interno dell’articolazione, e che permettono ai due capi ossei di rimanere a contatto, riducendo le forze compressive e favorendo il movimento fisiologico. Il recupero dei movimenti accessori permette alle articolazioni di muoversi liberamente. Le tecniche non provocano dolore, ed il movimento viene testato subito dopo l’applicazione della tecnica per poterne apprezzare gli effetti.
Tecniche di terapia manuale che prevedono la totale assenza di aiuto da parte del paziente, il pre-posizionamento della colonna vertebrale e l’applicazione di un impulso ad alta velocità e bassa ampiezza che generi un crack udibile. Sono molto utili per la gestione del dolore sia locale, che a distanza. L’obiettivo che si pongono le manipolazioni, alla luce dei risultati della ricerca scientifica, non è quello di sbloccare o riallineare la colonna (anche perché i pochi effetti meccanici che si registrano durano al massimo poche ore). Queste sono tecniche la cui efficacia è riscontrabile soprattutto per gli effetti che hanno sul sistema nervoso, oltre che su quello muscolo-scheletrico.
Il ruolo della manipolazione, ad oggi, può essere paragonato all’interruttore della luce. Se lo pigiamo la luce si accende o spegne, non perché ci siano state modificazioni nel quadro elettrico, ma perché è stato aperto o chiuso un circuito. Le manipolazioni hanno un effetto simile su quei complessi circuiti che portano l’informazione dal sistema muscolo-scheletrico al cervello con l’obiettivo di spegnere il circuito o ridurne l’intensità.
Sono tecniche sicure, una volte escluse le possibili controindicazioni che emergono nel colloquio iniziale ed i possibili esami strumentali. Hanno inoltre effetti rapidi sul dolore, il quale tenderà a ridursi di un 70-80% dopo 2-3 sedute.
Queste tecniche riguardano il trattamento manuale dei cosiddetti “tessuti molli”, ovvero muscoli, tendini e fascia. Tramite test di movimento è possibile individuare le catene cinetiche mio-fasciali disfunzionali, che possono portare a trattare punti a monte o a valle dall’area di percezione del dolore. Il sistema motorio non funziona in maniera selettiva, ovvero per permettere il movimento di un’articolazione si mettono in moto catene muscolari molto ampie per consentire che il movimento sia stabile ed efficiente. Per cui possono esserci molti punti attivi, cioè che generano dolore percepito da altre parti, nelle aree limitrofe alla zona di disturbo. Generalmente il trattamento genera dolore nelle zone trattate durante l’applicazione della tecnica, e possibile dolenzia nelle 48 ore successive. Questo processo è fondamentale per creare una piccola area infiammatoria locale transitoria e utile alla rigenerazione dei tessuti. L’esecuzione di semplici movimenti nella fase subito successiva all’applicazione della tecnica, così come l’utilizzo di taping neuromuscolare, facilitano il processo di guarigione.
Il concetto Mulligan è l’unico approccio di terapia manuale “ibrido”, ovvero in cui la tecnica viene applicata durante il movimento doloroso del paziente (componente passiva + componente attiva). Consiste infatti in una correzione meccanica del distretto articolare ritenuto disfunzionale mentre il paziente esegue il movimento che rievoca il dolore familiare. La tecnica possiede le seguenti caratteristiche:
L’effetto positivo sul dolore, sembra non essere dovuto solo a modificazioni di tipo meccanico. La variazione dei rapporti articolari durante il movimento crea un’esperienza motoria nuova, in grado di influenzare il sistema fino alle aree di programmazione motoria all’interno del sistema nervoso centrale. Ha la stessa funzione di reintegrare un giocatore infortunato all’interno della squadra; il solo fatto che sia guarito non lo porta necessariamente ad avere un rapporto fluido e sinergico coi compagni durante la partita. Queste tecniche hanno la funzione di permettere che un distretto articolare riesca a collaborare efficacemente con le aree limitrofe, cosicché il movimento sia di qualità ed indolore.
È necessario chiarire che non esiste una tecnica migliore di un’altra, ma la tecnica giusta, sulla persona giusta al momento giusto. Una delle certezze che abbiamo riguardo la terapia manuale è che la sua efficacia è a breve termine, cioè dura poco! (ore, giorni o settimane). Ma il motivo per cui una persona si rivolge ad un professionista spesso non è solo quello di gestire il dolore nella fase iniziale, ma fare in modo che il problema non si ripresenti. Per questo verrà sempre proposto un programma di esercizi da eseguire in studio o a domicilio, che risulta essere la strategia che ha maggior risultato a lungo termine. Ogni tecnica manuale ha come obiettivo quello di rendere il sistema muscolo-scheletrico abile ad essere rieducato tramite il movimento.