dott. Edoardo Balli

Disordini temporo-mandibolari: diagnosi e trattamento

Pubblicato da Dossier Salute il

Disordini temporo-mandibolari

Con il termine Disordini Temporo-Mandibolari (DTM) si definisce un gruppo eterogeneo di patologie del sistema stomatognatico che si manifestano con dolore e/o disfunzione a carico dell’articolazione temporo-mandibolare, dei muscoli masticatori e delle strutture ad essi correlate. 

Disordini temporo-mandibolari: sintomatologia

 Oltre al sintomo dolore, segni di frequente riscontro sono:

  • rumori articolari, 
  • affaticamento muscolare,  
  • limitazione o deviazione del tragitto di apertura della bocca. 

I DTM colpiscono prevalentemente le donne con un rapporto 8:1 rispetto agli uomini, soprattutto in età compresa tra i 16 ed i 40 anni.

Il dolore può essere percepito in aree più ampie della sola zona articolare coinvolgendo: mandibola, denti, orecchie, rachide cervicale, testa e gola.

Disordini temporo-mandibolari: caratteristiche

L’80% di tutti i disordini temporo-mandibolari sono riconducibili ad una incoordinazione tra l’articolazione ed il disco mandibolare. Questo porta allo sviluppo dei click articolari ed alla deviazione della mandibola durante le fasi di apertura e chiusura della bocca. Tutto ciò, associato ad altri fattori di rischio, può far insorgere il dolore e la limitazione funzionale. 

Fattori di rischio

Tra i maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di un disordine temporo-mandibolare ci sono:

  • Sesso femminile,
  • Lassità legamentosa,
  • Trauma diretto (facciale) o indiretto (colpo di frusta),
  • Stile di vita con alti livelli di stress, ansia ed altri disturbi dell’umore,
  • Parafunzioni (bruxismo, mordicchiamento di oggetti, eccetera). 

Come individuare i DTM 

L’ American Academy of Orofacial Pain ha sviluppato una batteria di 5 domande per far capire alle persone se hanno bisogno di un consulto per questo problema. Esse sono:

  1. Ha mai avuto dolore alle mascelle, alle tempie, nell’orecchio o nella zona dell’occhio?
  2. Negli ultimi 30 giorni ha mai avuto mal di testa che includesse l’area delle tempie?
  3. Negli ultimi 30 giorni ha sentito rumori quando ha mosso o usato la mandibola?
  4. È mai rimasta bloccata a bocca chiusa o ha mai avuto la sensazione che la bocca non si aprisse del tutto?
  5. Aprendo al massimo la bocca, è mai rimasta bloccata a bocca aperta o ha avuto la sensazione che non si sarebbe richiusa?

È sufficiente rispondere  ad una delle seguenti 5 domande per aver bisogno di una valutazione. 

Valutazione

In tempi recenti, chi si occupa di questi disturbi ha spostato l’attenzione dalla sola ed esclusiva ricerca di fattori biologico-strutturali all’inclusione di fattori che coinvolgano la sfera sociale ed emotiva della persona. 

In presenza di disordini temporo-mandibolari, è sempre stata data molta importanza (fin troppa) ai risultati di Rx orto-panoramiche e risonanze magnetiche, senza tener conto di altri aspetti, in grado di far inquadrare il paziente ed il suo disturbo a 360 gradi. 

Solo analizzando il disturbo da un punto di vista bio-psicosociale è possibile comprendere se il risultato degli esami diagnostici ha una correlazione con i sintomi che riporta il paziente.

Fattore occlusale

Il fattore occlusale sembra sia stato sovrastimato negli anni, al punto che il parere di odontoiatri esperti nel campo dei disordini temporo-mandibolari suggerisce che non ci siano correlazioni tra occlusione, postura e dolore oro-facciale. 

Rachide cervicale

Inoltre, data la complessa relazione tra l’articolazione temporo-mandibolare ed i distretti vicini, è sempre necessario indagare il rachide cervicale, soprattutto ai livelli C1-C4. Infatti, è stato dimostrato quanto le posizioni di anteposizione del capo prolungate (tipiche dei lavori da ufficio o al videoterminale) creino sovraccarico all’area cranio-cervico-mandibolare, predisponendo all’insorgenza di dolore.

Trattamento 

La gestione dei Disordini Temporo-Mandibolari è allo stesso tempo semplice e complessa. E’ semplice per la frequente comparsa a causa di disfunzioni piuttosto che lesioni strutturali e perché l’evoluzione è tendenzialmente benigna

Come mai quindi può essere complessa la risoluzione di questo problema?

Come per ogni altro disordine muscolo-scheletrico, è necessario adottare strategie comportamentali. Questo significa che al paziente è richiesto di modificare alcuni comportamenti motori che tendenzialmente adotta durante le 24 ore, oltre a seguire le indicazioni e gli esercizi che vengono prescritti. 

È necessaria, perciò, una partecipazione attiva da parte del paziente! Questo, unito ad un corretto trattamento di terapia manuale, genera una probabilità di successo di oltre il 90%

Educazione

Il fisioterapista che prende in carico un soggetto affetto da DTM deve innanzitutto spiegare in maniera approfondita la natura del disturbo e le conseguenti strategie quotidiane da adottare per irritare il meno possibile l’area temporo-mandibolare. Deve, cioè, educare la persona su come prevenire il problema

Terapia manuale articolare

 La terapia manuale articolare consente di lavorare sull’articolazione temporo-mandibolare per recuperare il movimento perso e per creare il maggior equilibrio possibile tra le due articolazioni (destra e sinistra), oltre che di trattare il rachide cervicale dove richiesto.

Terapia manuale miofasciale

La terapia manuale miofasciale è mirata alla gestione delle tensioni muscolari di mandibola, collo e tronco per recuperare l’elasticità e ridurre il dolore che origina da queste strutture.

Esercizio terapeutico

Fondamentale è svolgere una serie di esercizi che hanno come obiettivo recuperare il controllo del movimento dei distretti cranio-cervico-mandibolari ed aumentarne la resistenza.

Il percorso, comprensivo dei 4 interventi descritti, affinché sia completo e garantisca una stabilità nel risultato ottenuto, ha una durata che va dalle 4 alle 6 settimane di gestione, con un controllo dopo un mese.

Non sempre il fisioterapista è sufficiente

In Italia è possibile l’accesso diretto dei pazienti negli studi di fisioterapia, i quali hanno la responsabilità di capire, tramite la valutazione ed il ragionamento clinico, quando il paziente in questione necessita di una valutazione specialistica (se prima non l’ha già fatta). 

Le altre figure di riferimento sono l’odontoiatra ed il chirurgo maxillo-facciale, con i quali si instaura un rapporto di collaborazione per la gestione dei casi più complessi (circa il 20% di tutti gli accessi per disordine temporo-mandibolare). 

Dott. Edoardo Balli Fisioterapista a Prato

[Fonte: DossierSalute.com]