Manipolazioni vertebrali: cosa sono
Le manipolazioni vertebrali sono tecniche di terapia manuale, utilizzate in tante professioni e nominate nei modi più svariati. Risalgono a più di 2000 anni fa, per cui negli anni sono state studiate ed approfondite.
Ad oggi, è ancora in corso un dibattito a più livelli sul perché della loro efficacia e su quando devono o non devono essere utilizzate.
Manipolazioni vertebrali: tecniche passive
Le manipolazioni vertebrali sono tecniche passive, cioè è richiesta la totale assenza di aiuto o contrazioni muscolari da parte del paziente, eseguite ad alta velocità e limitata ampiezza di movimento, che generano un crack udibile.
Le indicazioni terapeutiche per cui le manipolazioni vertebrali vengono selezionate come strumento di trattamento sono:
- Ridurre il dolore;
- Indurre cambiamenti nell’attività neuromuscolare;
- Indurre effetti a distanza in distretti correlati al sito della manipolazione.
Perché le manipolazione vertebrali sono efficaci?
I meccanismi che stanno alla base dell’efficacia delle manipolazioni sono tutt’oggi ancora argomento di dibattito. Quello che è certo è che non esistono manipolazioni osteopatiche, né chiropratiche né fisioterapiche. La scelta delle tecniche differisce per ragionamento clinico, ma tutte hanno la loro efficacia terapeutica.
Oggi, a mio parere, dovrebbe essere scartato un ragionamento basato su filosofie non provate piuttosto che sui risultati delle evidenze scientifiche.
Manipolazioni vertebrali: azione biomeccanica
L’azione con cui viene applicata la tecnica è sicuramente di natura biomeccanica, dato che:
- l’impulso generato dal fisioterapista avviene dopo il posizionamento del rachide in determinate posizioni,
- il crack è il risultato della forza erogata sull’area da manipolare (essa sarà maggiore per rachide toracico e lombare, molto bassa per il rachide cervicale).
Il risultato però, in termini di efficacia, non può essere identificato solo ed esclusivamente nella biomeccanica per diversi motivi.
Bassissima ripetibilità
La valutazione biomeccanica ha una bassissima ripetibilità tra gli operatori. Ciò significa che spesso operatori diversi percepiscono cose diverse sullo stesso paziente.
Modificazioni meccaniche temporanee
Le modificazioni meccaniche della colonna, prima e dopo la manipolazione, hanno una durata registrata di qualche ora al massimo.
Per cui, l’operatore che manipola con l’intenzione di sbloccare la colonna o riallinearla mostra una grave mancanza di aggiornamento professionale, dato che queste modificazioni, se si presentano, durano pochissimo.
Tecniche diverse = stessa efficacia
È stato dimostrato che tecniche diverse di manipolazione sullo stesso distretto possano avere la stessa efficacia. Ciò significa che non c’è a priori una tecnica migliore di un’altra.
Le tecniche di manipolazione non sono specifiche
È stato ormai ampiamente dimostrato che è improbabile manipolare efficacemente il singolo segmento da cui origina il dolore, quando dalla tecnica si percepisce un singolo crack.
Per questo motivo, chi ha esperienza e conoscenza dell’argomento cerca crack multipli, individuando un’area più ampia, a partire da quella individuata, in modo che diventi più probabile avere efficacia sul segmento target.
Dalle evidenze possiamo ben capire che credere che il paziente si senta meglio dopo la tecnica perché sono state riallineate le vertebre o la colonna è stata sbloccata perde completamente di significato.
Effetti neurofisiologici delle manipolazioni vertebrali
La neurofisiologia, quindi, ci viene incontro per capire meglio cosa succede.
Sappiamo che il dolore è un’emozione che proviamo.
E’ il risultato dell’elaborazione di uno stimolo nocicettivo (es: originato da un segmento vertebrale) con altri complessi collegamenti cerebrali sia sensoriali che emotivi (memoria del dolore, ansia, ecc.).
Effetto periferico, spinale, sovraspinale
Le manipolazioni sembrano avere un effetto:
- Periferico (cambiamenti nella risposta motoria e modulazione dei processi infiammatori locali);
- Spinale (attivazione dei primi processi di inibizione del dolore a livello del midollo spinale;
- Sovraspinale (attivazione di altri processi inibitori che riducono l’attivazione cerebrale di risposta al dolore).
Manipolazione vertebrale = interruttore della luce
Il ruolo della manipolazione, ad oggi, può essere paragonato all’interruttore della luce.
La luce si accende o spegne se lo pigiamo non perché ci siano state modificazioni nel quadro elettrico, ma perché è stato aperto o chiuso un circuito.
Le manipolazioni hanno un effetto simile su quei complessi circuiti che portano l’informazione dal sistema muscolo-scheletrico al cervello con l’obiettivo di spegnere il circuito o ridurne l’intensità.
Manipolazioni vertebrali = strumenti aggiuntivi
Dato che molte tecniche di terapia manuale hanno effetti simili, sia meccanici che neurofisiologici, le manipolazioni vertebrali diventano quindi strumenti aggiuntivi al bagaglio di conoscenze del fisioterapista.
Si tratta in sostanza di un’arma in più per raggiungere un obiettivo terapeutico (es: riduzione del dolore) senza che gli venga attribuito chissà quali poteri.
Ricordo che il risultato ottimale si ottiene tramite capacità avanzate di ragionamento clinico dettate dall’aggiornamento professionale e la partecipazione attiva del paziente al Suo processo di guarigione.
Possibili effetti collaterali
Avere effetti avversi dopo le manipolazioni è possibile, anche se questi sono moderati e transitori, Il più comune è il dolore muscolare.
È opportuno sottolineare che questi effetti indesiderati sono comuni e possibilmente riscontrabili in ogni tecnica di terapia manuale, dalle mobilizzazioni allo stretching.
Effetti collaterali gravi molto rari
Gli effetti collaterali gravi riportati in letteratura scientifica sono molto rari. Ad esempio, la possibilità di provocare una sindrome della cauda equina (grave patologia del sistema nervoso periferico) dopo una manipolazione lombare è di 1 su 10 milioni.
Un ictus (per lesione dei vasi arteriosi del rachide cervicale) dopo manipolazione può verificarsi in un caso su 3,7 milioni.
Tecniche sicure
Da questo si evince che le tecniche di manipolazione sono sicure e non più rischiose di ogni altro tipo di trattamento manuale, che sappiamo essere in molti casi il primo approccio consigliato e quello con meno controindicazioni!
Basti sapere che l’abuso di antiinfiammatori è almeno 1000 volte più dannoso (in termini di mortalità) che qualsiasi intervento di terapia manuale.
Fondamentale è la capacità del professionista
Il vero rischio sta nell’incapacità del professionista nel non riconoscere segni e sintomi di patologie gravi, che mimano una problematica muscolo-scheletrica, dove non è richiesto l’intervento conservativo come primo approccio. Questi fattori sono evidenziabili nel colloquio iniziale.
Attenzione alla cefalea segno di ictus
Ad esempio, le manipolazioni del rachide cervicale non causano ictus. Se un paziente però si reca in visita per cefalea, che compare improvvisamente e molto intensa con possibili segni neurologici in un soggetto giovane adulto (segni di ictus alle fasi iniziali), è fondamentale che la diagnosi sia corretta.
La manipolazione non peggiorerà le condizioni, ma farà perdere tempo prezioso al paziente per recarsi al pronto soccorso, aggravandone le condizioni se questa cefalea viene scambiata per una cefalea di origine cervicale,
Rivolgersi a un fisioterapista OMPT
Consiglio per tanto ai pazienti di accertarsi a chi affidare la propria salute. In Italia esistono specializzazioni universitarie in terapia manuale e disordini muscolo-scheletrici che rilasciano il titolo di OMPT.
Un laureato in fisioterapia con titolo OMPT ha concluso un percorso formativo secondo gli standard richiesti dalla Federazione Internazionale dei Terapisti Fisici Manipolativi Ortopedici.
Tali standard sono monitorati a livello internazionale per garantire un’alta qualità formativa sia nel ragionamento clinico che nel bagaglio di tecniche manuali ed esercizio terapeutico.
Segmenti vertebrali ed effetti sul dolore
Per le seguenti aree di percezione del dolore i segmenti della colonna che sembrano avere effetti positivi dopo la manipolazione sono:
- Rachide cervicale superiore (C0-C3) e del torace superiore (T1-T4) per dolore percepito a livello di testa e collo;
- Rachide cervicale inferiore (C4-C7) e del torace medio (T5-T8) per dolore percepito a livello di collo, regione scapolare ed arto superiore;
- Rachide toracico inferiore (T9-T12), rachide lombare (L1-L5) ed articolazione sacro-iliaca per dolore percepito a livello di schiena, bacino ed arti inferiori;
Il ruolo fondamentale di uno stile di vita attivo
La manipolazione di questi segmenti vertebrali, unita alla manipolazione della componente muscolare e fasciale, apre la porta al trattamento che di gran lunga ha dimostrato la sua efficacia a lungo termine, ovvero il movimento. Queste manipolazioni forniscono effetti molto rapidi sul dolore.
Se il disturbo non migliora…
Se dopo 2-3 sessioni non si registra un netto miglioramento, probabilmente sarà necessario rivalutare il caso o se le tecniche utilizzate non siano efficaci per quel paziente.
Educare la persona riguardo la natura della sua problematica e stimolarla ad uno stile di vita attivo permette alle tecniche manuali di essere molto più efficaci.
Dott. Edoardo Balli Fisioterapista a Prato
[Fonte: DossierSalute.com]